Politica

Bartelle-choc: diserta il consiglio regionale sulla Serenissima e attacca: “Quali veneziani, noi siamo austriaci”.

ROVIGO – “Io sono di Melara, non veneziana. Ma sono anche di Bergantino, Castelmassa, Ficarolo e tutti gli altri Comuni rivieraschi fino ad Occhiobello e proseguendo poi fino a Corbola”. La consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle diserta la seduta a Palazzo Ferro-Fini dedicata al ricordo della fine della Serenissima sancita dall’occupazione napoleonica.

“La ‘nostra’ Melara – spiega la Bartelle – che prendo ad esempio, oggi provincia di Rovigo e della Regione del Veneto, non è mai stata dominata dalla Repubblica di Venezia e come Melara non sono mai stati veneziani nemmeno gli altri Comuni della cosiddetta Sinistra Po o Transpadana Ferrarese che dir si voglia. Nel 1796, quando Napoleone rivolse le armi contro gli Stati Pontifici, impossessandosi di Ferrara, il destino di queste terre si legò a quello degli altri Comuni della pianura padana, compresi Venezia e il suo territorio, ma in qualità di occupati e non di occupanti. Questo – incalza la consigliera pentastellata – fino al 1815 quando la Restaurazione e il Congresso di Vienna restituirono Ferrara alla Santa Sede, con esclusione della parte sulla riva sinistra del Po: Melara e la Transpadana Ferrarese si trovarono così incorporate nella Provincia di Rovigo e quindi austriache. Ripeto: austriache e non veneziane…” Una digressione storica, quella della Bartelle, che ha anche un sapore e un significato politico: “Questa semplice ricostruzione dovrebbe far riflettere sull’assurdità di qualsiasi accostamento tra Serenissima Repubblica Veneta e Regione del Veneto: la storia dell’Altopolesine, da cui viene peraltro l’assessore leghista rodigino Corazzari, che siede in giunta a Venezia, d’altro canto sta qui a dimostrarlo concretamente. Abbiamo avuto origini etrusche, siamo stati occupati anche dallo Stato pontificio e di qui sono passati in tanti, compresi i veneziani, la cui dominazione ha avuto anche il suo tributo di lacrime e sangue che pure altre realtà vicine come Padova e Verona hanno dovuto pagare ai nostri ‘amati’ Dogi…” titolo onorifico che ci ricorda tristemente le gesta dell’ultimo “doge” veneziano, come fu definito, Giancarlo Galan.

Insomma, una “forzatura storica, di comodo, quella che va in scena in consiglio regionale” e a cui la Bartelle non intende prestarsi; una ricostruzione che forse ha anche altri obiettivi, “nei giorni in cui ricorre il ventennale dell’assalto a piazza San Marco da parte di simpatizzanti dell’allora Liga veneta e ad alcuni mesi dal referendum voluto da Zaia sull’autonomia: due coincidenze troppo ravvicinate – conclude – per non destare il sospetto che dietro al ricordo della fine della gloriosa Serenissima e all’avvento di Napoleone (a proposito, nato in Corsica quando ancora non era francese e quindi di fatto “italiano” per metà, almeno di nascita) vi siano altri intenti, nemmeno troppo nascosti”.

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