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Vivere e lavorare nel paese che affonda-Iniziativa di solidarietà per i pescatori del Delta.

PORTO TOLLE-Sabato 30 novembre, presso il Ristorante “Rifugio Barricata” in Via del mare 76 a Porto Tolle, iniziativa di solidarietà e raccolta fondi per la popolazione del Delta, colpita duramente, in particolare il settore della pesca, dalla 3° mareggiata in un anno, organizzato da Rifondazione Comunista Polesana. A partire dalle ore 11 Conferenza stampa pubblica e a seguire, dalle 12:30, pranzo di finanziamento. Un aiuto concreto ai pescatori del Delta del Po, colpiti dalle drammatiche mareggiate delle ultime settimane, che hanno distrutto cavane e attrezzature da pesca nella zona della Sacca di Scardovari. Basta parole di circostanza ci vogliono i fatti: messa in sicurezza del territorio e prevenzione, opere utili idrauliche e tutela del paesaggio costiero.

 

Una recente ricerca di Climate Central, pubblicata sulla rivista Nature Communications, descrive uno scenario catastrofico: se le temperature si innalzeranno fino a +2 gradi a causa dei cambiamenti climatici, il livello del mare crescerà tra i 60 e i 110 cm entro la fine del secolo. Gli eventi estremi avverranno con maggiore frequenza e i danni aumenteranno da 100 a 1.000 volte. Tutto ciò non solo nelle isole tropicali, ma anche in Italia. L’aumento del rischio è frutto dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento della temperatura del mare che accresce i venti e l’evaporazione, portando a precipitazioni più intense. Entro il 2100 a causa dell’innalzamento del livello del mare l’Italia potrebbe perdere 5.500 km quadrati di pianura costiera. Prevenire i danni è possibile attuando una serie di interventi di messa in sicurezza del territorio: ripristinando zone di allargamento, costruendo argini, installando pompe, proteggendo altre zone con dune.

Lo aveva già detto l’Enea a fine 2017.La mappa delle aree a rischio inondazione, elaborata dai ricercatori dell’Enea, contiene 37 comuni sparsi in tutta la penisola, dalla Toscana alla Sardegna, fino al Veneto. All’origine di tutto c’è l’enorme aumento di Co2 nell’atmosfera, causa dell’effetto serra, a sua volta motivo del riscaldamento globale. Alle temperature in aumento ha corrisposto un crescente scioglimento dei ghiacci: volumi di acqua in più che stanno facendo innalzare i mari. Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3000 anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,5 mm l’anno solo negli ultimi due decenni, inoltre più l’acqua dei mari si riscalda, più aumenta il suo volume. Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, entro il 2100 la geografia del paesaggio italiano potrebbe risultare profondamente mutata dalle inondazioni. L’ innalzamento del livello dei mari però non è l’unico fattore a minacciare le aree costiere italiane. Allo stesso tempo, infatti, si osserva un abbassamento della crosta terrestre: da una parte per dinamiche tettoniche non legate ai cambiamenti climatici, dall’altra come conseguenza dello scioglimento dei ghiacci.

La crosta terrestre è come una zattera: se da una parte si alza, per contrappeso dall’altra si abbassa. Questo sta portando la nostra penisola a scendere. Il mare si mangerà il territorio e questo avrà un impatto sull’ambiente e le infrastrutture locali. Bisogna prendere in considerazione questi scenari per una gestione costiera consapevole, soprattutto nelle zone colpite dall’ingressione marina a causa del cambiamento climatico globale. Secondo i modelli usati sia da ENEA che dall’IPCC, nell’area  del Nord Adriatico, poco sotto Venezia, l’ingressione del mare supererà i 30 km e la costa tra Trieste e Venezia sarà tra le più vulnerabili. Stesso discorso per la costa da Venezia a Cesenatico dove ci sono abbassamenti tettonici che arrivano quasi a raddoppiare l’effetto dello scioglimento dei ghiacci.   La costa è piatta, quindi ci troviamo di fronte a una pianura con sedimenti fini e non rocciosi, dove non ci sono dune a fare da riparo naturale all’ingressione marina, alternata a zone di totale antropizzazione, assolutamente prive di difese di fronte al mare che sale. Si continuano a costruire infrastrutture destinate a finire sott’acqua, mente non si fa praticamente niente perché l’innalzamento del mare non inghiotta interi territori. Allagamenti, alluvioni, economie in ginocchio, questo quello che accaduto nei giorni scorsi e questo quello che ci aspetta ancora se non si interverrà. LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO: L’UNICA GRANDE OPERA NECESSARIA! Partito della Rifondazione Comunista

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