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Per restare in zona gialla il Veneto ha manipolato i dati sulla pandemia?

Veneto che Vogliamo-movimento civico e popolareCarlo Cunegato Vania Trolese-La condizione drammatica in cui si trova il Veneto da qualche settimana pone legittime domande sul perché la nostra regione sia sempre stata classificata a basso rischio da parte del famoso algoritmo governativo. I dubbi sono diventati ancora più forti dopo le denunce dei medici dell’ANAO sui numeri “dopati” dei posti di terapia intensiva, che anziché 1016, come dichiarato dalla regione, sarebbero solo 540.
Zaia ha ammesso che sì, mancavano gli operatori per farli funzionare, ma intanto l’algoritmo continua a considerarne 1016. Questo è gravissimo. Sempre ANAO riferisce che anche i numeri dei ricoveri dei pazienti Covid potrebbero non essere reali. Molti di essi, difatti, permangono a lungo in cura ai Pronto Soccorso “in attesa di posto letto” e pertanto non vengono registrati.
Un’altra situazione di dubbio ci viene riferita a proposito del sistema di biosorveglianza sull’epidemia attivato dalla Regione Veneto attraverso una piattaforma digitale. Esso consente ad Azienda Zero di elaborare i dati dei pazienti positivi al Covid, in base alle informazioni fornite dai laboratori che processano i tamponi molecolari e dai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) delle
ULSS, che effettuano i tracciamenti e la sorveglianza attiva. Compito specifico degli operatori dei SISP è inserire i dati qualitativi sulla persona Covid-positiva, ovvero i contatti stretti, l’eventuale sintomatologia, la data di inizio dei sintomi, il periodo di isolamento fiduciario, ecc..

Ebbene, proprio questi operatori, a partire dal mese di ottobre hanno notato, talvolta, durante la procedura di inserimento dei dati, la presenza della seguente anomalia: spesso digitando i nominativi degli assistiti con tampone molecolare positivo, accanto all’esito del tampone compariva la voce “asintomatico”, voce che avrebbe dovuto essere inserita dall’operatore stesso e non comparire di default per i soggetti positivi. Ricordiamoci che a causa del mancato potenziamento del Dipartimento di prevenzione, previsto dal Governo e dalla stessa Regione e mai attuato, il sistema dei tracciamenti già dalla fine di settembre aveva cominciato a barcollare, accumulando ritardi nella presa in carico dei casi, fino al tracollo verificatosi nel mese di novembre.
Questo considerare “asintomatico” ogni soggetto fino al momento in cui l’operatore ha la possibilità di inserire i dati corretti nel programma non poteva essere un semplice errore informatico, quindi più probabilmente aveva a che fare con una decisione presa in qualche parte della Regione.

L’effetto di questa operazione è facilmente comprensibile: sottodimensionare i dati reali sull’andamento dell’epidemia in Veneto. I risultati difatti sono molteplici:
1) dimostrare la presenza di un numero di soggetti positivi sintomatici inferiore a quello realmente presente in un dato periodo nel territorio regionale;
2) attestare una migliore capacità di monitoraggio da parte del SISP, perchè la scritta “asintomatico” presuppone che il soggetto sia già stato valutato;
3) provare che, con un così alto numero di soggetti asintomatici, i Pronto Soccorso e le terapie intensive avrebbero retto l’urto della seconda ondata di contagi.
Questi 3 fattori, guarda caso, concorrono direttamente a determinare il colore delle zone gialle, arancio o rosse. Come mai il Veneto è rimasto in zona gialla nonostante tutti i morti, gli ospedali
pieni, gli operatori sfiniti e spesso contagiati? Uno dei parametri più importanti, come è noto, è il numero di terapie intensive, che, come ha affermato lo stesso Zaia, è stato sovrastimato. Un altro
parametro fondamentale per determinare le zone è dato dall’indice Rt, che misura il grado di trasmissibilità del virus. Come si calcola? Solo sui positivi sintomatici. Quindi anche questo
parametro potrebbe essere stato alterato. Ad oggi è evidente che la gestione della seconda ondata in Veneto è stata catastrofica. Siamo la regione con più contagiati e morti, sicuramente anche perché siamo rimasti in zona gialla. Queste ulteriori informazioni aumentano i dubbi sull’attendibilità dei dati forniti dalla Regione al governo, per stabilire la classificazione della zona di rischio.
Pretendiamo chiarezza su tutti i dati forniti, dalle terapie intensive, al numeri dei positivi sintomatici. Troppi veneti sono morti e stanno morendo. Bisogna che ci sia trasparenza e che, eventuali responsabilità, vengano accertate. Veneto che Vogliamo Carlo Cunegato Vania Trolese.

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