CCNL Metalmeccanici: lo scontro sempre più duro, con aprile si arriva a 32 ore di SCIOPERO.
ROVIGO-Lo scorso 7 aprile c.a. i Segretari Generali Nazionali di FIM, FIOM e UILM hanno confermato lo stato di mobilitazione dell’intera categoria, con la proclamazione di ulteriori 8 ORE di SCIOPERO da effettuarsi nel mese di aprile, a causa della posizione di rifiuto, da parte delle associazioni datoriali Federmeccanica/Assistal e Unionmeccanica/Confapi, ad avviare un confronto serio sui contenuti della piattaforma rivendicativa unitaria di FIM FIOM UILM, ulteriormente confermata anche dopo le 24 ore di sciopero già effettuate nei mesi scorsi,.
Nella Provincia di Rovigo, oltre al mantenimento del blocco degli straordinari e della flessibilità, e la decisione di sospendere la sottoscrizione dei piani formativi finanziati dai Fondi Interprofessionali, si è dato mandato alle RSU delle singole fabbriche la decisione di organizzare data ed articolazione dello sciopero, mentre per le Aziende dove non c’è la RSU la data dello sciopero è stata proclamata per lunedì 28 aprile.
Massimo impegno per rendere chiaro ed efficace la protesta con articolazioni, come avvenuto in Agritalia, dove si sono distribuite le 8 ore su quattro giorni, differenziando i giorni da linea alinea e protraendo così la protesta per 8 giorni, in Infun For Draxton, dove si è articolato lo sciopero su tre giorni, differenziando tra turno notturno e giornaliero, in SIT Rovigo 2 differenziando il giorno tra turnisti e giornalieri, o ancora nelle altre fabbriche dove le RSU hanno scelto la giornata maggiormente utile per dare un segnale chiaro e preciso in ogni singola azienda. A prescindere dal balletto dei numeri dopo lo sciopero del 28 marzo da parte di Federmeccanica, nel tentativo di screditare la legittima lotta dei Lavoratori o, forse, per semplice nervosismo, l’adesione, dove è ben cosciente la situazione che si sta vivendo nel confronto nazionale sul CCNL, è ancora alta, come ad esempio il 22 in RPM dove su 12 linee produttive ne funzionava una sola con l’85% della parte produttiva in sciopero o come avvenuto il 19 in SIT Rovigo 2 dove l’80% dei turnisti è rimasta a casa.
Leggendo poi quanto scrive sulla stampa Federmeccanica in merito, sembra chiara la volontà di non affrontare un tema centrale del nostro paese, il reddito e la redistribuzione della ricchezza. In un paese dove il potere d’acquisto reale degli stipendi è calato in 15 anni dell’8,5% diventando il fanalino di coda dei paesi del G20 e dei 22 paesi che formano l’Europa, ritenere corretta una proposta che vincola gli aumenti alla sola IPCA, è ancora una volta la stessa ricetta che ha portato all’impoverimento del mondo del Lavoro e che si dimostra nei dati sopra citati. Un chiaro segnale dove la ricchezza prodotta, per i Datori di Lavoro, non è oggetto di trattativa. Un chiaro segnale dove il Lavoro non si considera come diritto e strumento primario della crescita di un paese e di chi vi abita, ma un mero costo da calcolare e calmierare in uno sterile bilancio.
La Presidente del Gruppo Metalmeccanico di Confindustria Veneto Est, Alessia Miotto, parla di una contrazione dell’attività produttiva del -2,6%, quasi a voler rendere sterile e non contestualizzata la richiesta economica della parte sindacale, senza però citare chi la stà pagando questa riduzione con perdita di posti di lavoro e cassa integrazione. E nulla si dice su come, negli ultimi anni, la ricchezza prodotta, abbia interessato il costo del lavoro anche nella nostra ricca Nord-Est… o quanto, questa, si sia tradotto in aumento della retribuzione per chi lavora e quanto, invece, in utili e dividenti.
Ancor più deludente leggere quanto detto dal Presidente Federico Visentin in merito alla mancanza di proposte da parte del sindacato, dopo che, da circa un anno è sul tavolo una piattaforma contrattuale discussa e votata da circa 600.000 metalmeccaniche e metalmeccanici, le stesse persone che la maggior produttività la generano con le proprie braccia e la propria intelligenza ogni giorno dentro le fabbriche, e che oggi,, sono particolarmente arrabbiate/i tanto da rinunciare ad una giornata del loro stipendio per vedere riconosciuto quel lavoro che ogni giorno genera ricchezza in questo paese.
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