IL PARTITO DEMOCRATICO A CONVEGNO-“Trivelle, basta doppi giochi”.
TAGLIO DI PO-(RO)-Quanto contribuisce il Polesine al fabbisogno energetico nazionale? E quanto beneficia da questo contributo? Sono le domande al centro del dibattito organizzato dal Partito Democratico che si terrà sabato 3 febbraio dalle 10.45 presso la Sala Falcone di Taglio di Po.
«Sentiamo il bisogno di chiarire qual è il presente per parlare del futuro – spiega Angelo Zanellato, segretario provinciale dei dem – All’orizzonte abbiamo un progetto di estrazione di gas naturale al largo delle nostre coste. I polesani sanno cosa significa, già viviamo gli effetti dell’abbassamento de terreno che ci ha colpiti negli anni ’60, causato dalle estrazioni di allora. Ciò basterebbe a dire no a un piano che inciderà poco sui consumi italiani, ma che avrà costi enormi per noi».
Tuttavia, sottolinea Zanellato, c’è da considerare un quadro più ampio. «Al di là delle chiacchiere del governo di Giorgia Meloni, Rovigo ha dato e sta da dando tanto. Abbiamo un terminal gasiero ben visibile delle nostre spiagge, che sarà ampliato. Per anni la centrale elettrica di Polesine Camerini ha coperto fino al 10% del fabbisogno italiano. Abbiamo il più alto rapporto Veneto tra potenza installata di impianti solari e abitanti. Ora le trivelle. Ma il Polesine ha avuto in cambio poco per il suo impegno». Il convegno sarà un’occasione per fare il punto della situazione, anche con ospiti importanti. A sedere al tavolo dei relatori saranno Annalisa Corrado, responsabile nazionale democratica per conversione ecologica, clima, green economy e Agenda 2030, Davide Marangoni, consigliere comunale di Taglio di Po e Matteo Favero, responsabile per l’ambiente del PD Veneto.
«Quando vediamo catastrofi come quelle dell’Emilia-Romagna è difficile pensare che capiti pure a casa nostra. Ma invece può succedere: i mari si innalzano e gli eventi meteo sono via via più estremi. Se aggiungiamo le trivelle la possibilità che le nostre comunità siano messe in ginocchio si fa concreta» spiega Marangoni. «Non possiamo accettare che il Polesine sia solo terra di sfruttamento – conclude Zanellato – Alcuni comparti chiave della nostra economia, come la pesca, risentono in negativo di questi progetti. Se poi consideriamo le trivelle e la conseguente subsidenza c’è davvero poco da dire: chi investirebbe o anche solo si costruirebbe una vita in una provincia destinata a sprofondare?».
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