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Dante e Kant, due grandi esponenti della cultura europea, al centro della relazione del prof.Folchini.

ADRIA-(RO)-“Dante e Kant in un’ottica di pace universale da perseguire, Cristianesimo e Illuminismo fondanti la nostra cultura” è stato il titolo della conferenza del terzo e ultimo incontro, organizzato in occasione del Dantedì, dalla biblioteca Comunale “L.Groto”nell’ambito di “ Adria, città che legge”.

Un tema originale l’aspirazione alla pace universale, che trova espressione in ogni canto della Divina Commedia, e che è stato argomentato in modo sistematico nel suo De Monarchia, ha poi incontrato un grande sviluppo nel  filosofo illuminista Emanuele Kant, in particolare nella sua famosa opera “Per la pace perpetua (Zum ewigen Frieden)”.

 

Ovviamente ci sono delle differenze fra i due grandi esponenti della cultura europea, anche per i diversi contesti in cui hanno operato: il Medio Evo italiano e l’Illuminismo tedesco. Il primo basato sulla religione Cristiana, il secondo sulla ragione umana. Mentre in Dante l’autorità deriva da Dio, per Kant l’autorità deriva dal contratto tra gli uomini che in questo modo escono dallo stato di natura, superando la logica dell’”homo homini lupus”. Il relatore prof. Carlo Folchini, presentato dal referente della biblioteca Antonio Giolo, ha spiegato come nel mondo antico, sia greco, che ebraico, la guerra era considerata come una realtà inevitabile, naturale, “la vita è guerra” diceva il filosofo Eraclito. E anche nel Vecchio Testamento l‘eliminazione del nemico era ritenuto un fatto normale e giusto. Il Cristianesimo invece è un antidoto alla guerra, anche se nella storia ci sono stati periodi oscuri. Secondo Carlo Folchini ciò che unisce Dante e Kant è “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”; in entrambi è forte il richiamo alla coscienza morale e alla realtà superiore.

Il relatore ha fatto ampie le citazioni del discorso all’ONU, la kantiana Federazione di Stati, di papa Paolo VI, in cui il pontefice ha dimostrato il superamento dell’atteggiamento di diffidenza con cui la Chiesa si era contrapposta ai valori dell’Illuminismo: la tolleranza, il rispetto della libertà religiosa e la democrazia. Mentre in Dante i mali della società derivano da “La gente nuova e i sùbiti guadagni, orgoglio e dismisura” (canto XVI dell’Inferno), e il suo modello politico di riferimento Roma: “Senato e popolo romano”; un modello da estendere nel mondo attraverso un governo mondiale che garantisca la pace, in Kant c’è la convinzione che la costituzione migliore sia quella repubblicana moderna, con la divisione dei poteri. Inoltre, secondo lui, vanno garantiti alcuni diritti fondamentali, come di movimento su tutta la terra e il rispetto dello straniero. Anche fra gli stati ci può essere la lotta che c’è nello stato di natura, per cui è necessaria una Federazione di Stati che elimini, in radice, le guerre, arrivando addirittura all’abolizione degli eserciti permanenti. Anche se due concezioni, di Dante e di Kant, possono sembrare utopiche è da esse che deriva il lungo periodo di pace che l’Europa ha conosciuto dopo la seconda guerra mondiale.  E forse se ancora oggi le guerre insanguinano il mondo lo dobbiamo al fatto che le loro idee non si sono diffuse ovunque, come sarebbe necessario.

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