Due cittadini del Delta del Po rappresenteranno l’Italia a un incontro internazionale sulla giustizia climatica.
DELTA DEL PO-Lucia Pozzato e Vanni Destro, tra i dodici cittadini italiani che insieme a Greenpeace Italia e ReCommon hanno intentato una causa civile nei confronti di ENI SPA, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa depositi e prestiti SPA, sono due delle trenta persone che prenderanno parte a Londra, a partire da lunedì 25, a un incontro internazionale sulla giustizia climatica che riunirà persone di tutto il mondo che lottano a livello locale per opporsi alle attività delle compagnie di combustibili fossili e fermare la crisi climatica.
«Siamo stati invitati in rappresentanza del nostro Paese per le battaglie che portiamo avanti sul territorio da anni, in particolare quella contro le trivelle», dichiarano Lucia Pozzato e Vanni Destro. «Condivideremo le nostre esperienze, le nostre tecniche e porteremo a casa storie e esperienze da tutto il mondo».
L’evento – guidato dalla campagna di Greenpeace “Stop Drilling Start Paying”, in collaborazione con Greenpeace UK e Roots – nasce per scambiare conoscenze, competenze, strategie e pratiche per resistere all’industria dell’oil & gas. I partecipanti si confronteranno e lavoreranno insieme per amplificare il lavoro delle comunità più colpite dal cambiamento climatico e per chiedere conto alle multinazionali fossili delle loro azioni.
Il Raduno Comunitario per la Giustizia Climatica organizzato da Greenpeace subito dopo la COP 29 di Baku in Arzebaigian riunisce a Londra dal 25 al 29 di novembre i rappresentanti della società civile provenienti dalle regioni del Pianeta più vulnerabili al cambiamento climatico per connettersi, condividere esperienze e sviluppare strategie per resistere ai progetti legati ai combustibili fossili nelle loro comunità. Durante il raduno di cinque giorni nel Regno Unito, avvocati, artisti, sostenitori e leader di base provenienti dal Medio Oriente, Nord Africa, Sud Africa, America Latina, Sud-est asiatico, Caraibi ed Europa lavoreranno insieme per allineare le richieste di giustizia ed equità basate sulle esperienze vissute dalle comunità più colpite dalla crisi climatica. I partecipanti al Raduno Comunitario per la Giustizia Climatica affrontano quotidianamente gli impatti del cambiamento climatico, dai super tifoni allo sfollamento forzato a causa dell’espansione dei combustibili fossili. In risposta, stanno guidando azioni nelle loro comunità, organizzando mobilitazioni, promuovendo conversazioni sui diritti indigeni e di genere, e ritenendo i grandi inquinatori responsabili attraverso ricorsi legali.
PROFILI COMUNITARI PER PAESE
●Egitto: Uno studio legale ambientale che lavora con comunità locali per intentare cause contro aziende del cemento e chimiche, con l’obiettivo di contrastare le compagnie petrolifere internazionali.
- Iraq: Una comunità di Bassora che affronta l’inquinamento da petrolio e gas con campagne e azioni legali, collaborando con giornalisti investigativi per denunciare il gas flaring.
- Tunisia: Una comunità che combatte incendi devastanti e promuove la consapevolezza sul cambiamento climatico come causa principale di questi eventi.
- Argentina: Una comunità in Patagonia che si batte per proteggere il mare argentino contro un progetto di oleodotto offshore e contro le campagne di disinformazione di politici e compagnie petrolifere internazionali.
- Uganda: Tre leader comunitari di Hoima che contrastano l’espansione del petrolio e del gas (TotalEnergies e l’EACOP, ad esempio), affrontano gli sfollamenti e potenziano le donne emarginate per coinvolgerle negli sforzi per la giustizia climatica.
- Regno Unito: Comunità impegnate a fermare le trivellazioni nel Mare del Nord, a opporsi all’imperialismo energetico europeo e a sostenere attivisti della diaspora che affrontano questioni di giustizia razziale e climatica nel Regno Unito e nei loro paesi di origine.
- Colombia: Una comunità che chiede il divieto del fracking e dei giacimenti di petrolio e gas non convenzionali per proteggere la natura, la cultura e il patrimonio delle comunità fluviali, salvaguardando l’acqua come pilastro fondamentale della vita.
- Italia: Due portavoce del movimento Polesine No Trivelle, insieme a Greenpeace e ad altri 10 querelanti, intentano causa contro il gigante petrolifero ENI nel Delta del Po, dove l’estrazione di combustibili fossili ha causato subsidenza e intrusione marina.
- Filippine: Comunità devastate dai tifoni Haiyan e Rai che perseguono cause legali per la giustizia climatica contro TotalEnergies e altre compagnie petrolifere internazionali.
- Nigeria: Leader di base di Egi/Erema e Ikarama che chiedono responsabilità ambientale a TotalEnergies e Shell a causa delle pratiche di estrazione irresponsabili nelle loro comunità.
- Sudafrica: Un attivista per la terra che si oppone ai test sismici distruttivi per il petrolio e il gas condotti da Shell lungo la Wildcoast della provincia orientale.
- Senegal: Un leader comunitario che lavora con pescatori, donne e giovani contro l’industria petrolifera, inclusi BP, Woodside e TotalEnergies.
- Guyana: Un leader comunitario che lotta con le donne di base contro tutte le forme di discriminazione e violenza, protestando attivamente contro le operazioni non assicurate di ExxonMobil.
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