MAFIE AL NORD-IL RESOCONTO DEL SEMINARIO PROMOSSO DA REGIONE DEL VENETO E AVVISO PUBBLICO.
Si è svolto nella mattina, di martedì 16 novembre, dalle ore 10 alle ore 13, in modalità online, il quinto appuntamento di formazione, del progetto “Mafie e Coronavirus, strumenti di prevenzione e contrasto”, promosso dalla Regione del Veneto insieme all’Associazione Avviso Pubblico.
Ad aprire l’incontro il Prefetto di Verona Donato Cafagna che nel suo intervento introduttivo ha tratteggiato un quadro relativo alla presenza mafiosa nel nord, in particolare della ’ndrangheta nella provincia di Verona, sottolineandone le evoluzioni storiche, le peculiarità rispetto alla visione tradizionale del fenomeno e l’attività di prevenzione e contrasto messa in campo anche dalla Prefettura.
“La presenza della criminalità nelle regioni settentrionali non è un fenomeno nuovo ma, nel corso degli anni, è cambiata la sua strategia di inserimento: dai singoli grandi business si è passati ad una forma di insediamento nel territorio meno eclatante ma più insidiosa e pervasiva, in cui anche i reati spia (di carattere soprattutto finanziario, e non predatorio/violento) si differenziano rispetto a quelli tipici delle regioni meridionali, denotando la capacità di integrarsi nel territorio e di interagire con esso – ha dichiarato il prefetto Cafagna – Oggi nella provincia di Verona non c’è campo dell’attività economica in cui non si registri una infiltrazione mafiosa (dai trasporti all’edilizia, al settore commerciale e turistico fino a quello agricolo), con un rapporto significativo con il settore privato (altra peculiarità delle mafie al nord)”.
A seguire il Tenente Colonnello della DIA Martino Salvo ha approfondito, nel suo intervento, le principali caratteristiche dell’agire mafioso nei territori del nord, concentrandosi nello specifico sulle differenze rispetto al sud. “Nel nord le mafie mostrano di essere disponibili anche a collaborare tra di loro (fenomeno che altrove sarebbe molto strano) e a definire strategie che consentano di raggiungere gli obiettivi, primo fra tutti quello del riciclo del denaro. A tale fine, sono molteplici gli stratagemmi ideati dai clan e, di volta in volta, oggetto di indagine da parte del Gruppo Interforze Antimafia – ha continuato il Tenente Colonnello Martino Salvo – che segue con particolare attenzione l’emersione dei reati spia della presenza mafiosa al nord, ossia i reati finanziari (vero e proprio core business delle organizzazioni criminali del presente e del futuro)”. Il Tenente Colonnello ha concluso il suo intervento ricordando gli strumenti che i Sindaci hanno a disposizione, tra cui spicca la possibilità di richiedere alla Prefettura, in occasione delle aperture di nuovi esercizi commerciali, le relative comunicazioni antimafia.
Il Coordinatore Nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, ha invece fatto una rassegna ampia e dettagliata delle tante spie della presenza mafiosa nelle aree del nord e in particolare nel veronese. “Il radicamento della criminalità organizzata in queste zone è, ormai, una realtà di lungo corso: il cuore del problema va individuato nelle relazioni che i clan hanno saputo creare nei territori in cui agiscono. Ciò è avvenuto sia rispetto ad imprenditori in difficoltà economica, che hanno accettato di rivolgersi alle mafie nell’illusione di riuscire così a superare i problemi di liquidità, sia nei casi in cui questi hanno cercato i servizi delle organizzazioni mafiose per operazioni di recupero crediti” ha dichiarato Romani. “In ogni caso, quando le mafie entrano in contatto con gli imprenditori e le aziende, per questi risulta impossibile sottrarsi alla morsa sempre più stringente che queste sono in grado di attuare nei loro confronti. Gli interessi mafiosi al nord vanno nella direzione non solo dell’economia, ma anche della politica, nella ricerca, in ogni contesto, di aumentare il loro potere. Desta preoccupazione, inoltre, la tendenza, emersa anche in comuni del veronese, alla connivenza ed omertà da parte di alcuni cittadini che, in certi casi, hanno dato riconoscimento al potere dei clan”, ha concluso Romani ricordando i molti ambiti in cui i tentacoli della criminalità si presentano in tutta la loro evidenza: dai numeri delle operazioni finanziarie sospette (in crescita nel Veneto e a Verona) ai dati relativi ai beni e alle aziende confiscate (presenti anche in questa regione) fino al problema, crescente, dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti nel veronese.
Anche il giornalista di Repubblica, Giuseppe Baldessarro, ha tracciato un quadro storico approfondito della ’ndrangheta, ricostruendo struttura, episodi salienti ed evoluzioni. “Una delle caratteristiche fondamentali della ‘ndrangheta è quella di essere in grado di tenere le radici nel passato e la mente nel futuro, con una struttura ben delineata, a partire dai legami familiari, che si è mostrata quasi completamente impermeabile ai fenomeni del pentitismo – ha dichiarato Baldessarro – La ’ndrangheta è riuscita a costruire sottotraccia, nel corso dei decenni, il suo potere, puntando sul mercato transnazionale della cocaina e interessandosi alle vicende politiche. Solo negli anni recenti, tra il 2006 e il 2007, alcuni episodi di criminalità (l’omicidio Fortugno e la strage di Duisburg) hanno segnalato alla grande opinione pubblica il grave pericolo posto da questa organizzazione”.
Il seminario si è concluso con l’intervento del Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Gaetano Paci che ha ricostruito alcune delle problematiche che le attività di contrasto giudiziario e di prevenzione amministrativa delle mafie si trovano a dover fronteggiare. Sul piano interno, Paci ha ricordato come le mafie nel nord Italia abbiano trovato forme di vera e propria accoglienza da parte dell’imprenditoria locale che, in varie occasioni, si rivolge alle organizzazioni criminali per la risoluzione di problemi e la fornitura di servizi illeciti. “In questo senso, una delle richieste che gli imprenditori del nord avanzano è quella di intervenire per abbattere i costi e distorcere la concorrenza in molteplici settori (smaltimento di rifiuti speciali, trasporti, grande distribuzione commerciale, edilizia, ecc) – ha affermato il Procuratore Paci – Sul versante internazionale, il problema è ancor più serio. In ambito europeo, infatti, anche a causa della sottovalutazione del fenomeno, mancano legislazioni, prassi applicative, metodi di formazione del personale di polizia e di magistratura che siano omogenei tra loro. Alcuni paesi (tra cui Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Slovacchia, ma non solo) rifiutano di affrontare il fenomeno e lasciano anche del tutto disapplicata la Convenzione di Palermo del 2000 che, invece, contiene tutti gli strumenti utili per combattere efficacemente le organizzazioni criminali”. Il seminario rientra nel progetto formativo “Mafie e Coronavirus, strumenti di prevenzione e contrasto”, promosso dalla Regione del Veneto insieme all’Associazione Avviso Pubblico, che consiste nella realizzazione di quindici seminari, da tenersi da remoto, tra il mese di settembre e quello di dicembre Per maggiori informazioni sul Progetto visita il sito www.avvisopubblico.it
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