AdriaCultura

Il poeta Simone Martinello ospite dell’associazione REM.

ADRIA-(RO)-Il poeta Simone Martinello sarà ospite dell’associazione REM venerdì 17 febbraio alle ore 19.00 al Pozzo dei Desideri in piazza Oberdan ad Adria con la sua nuova raccolta poetica intitolata “Dove la ghiandaia marina non osa volare” pubblicata da Manni Editore. Dialogherà con lui Sandro Marchioro, mentre le letture delle sue poesie sono affidate a Chiara Galdiolo e Mario Bellettato.

Riportiamo di seguito uno scritto di Diego Crivellari, presidente dell’Associazione REM, dedicato al nuovo libro di Martinello: Una buona notizia per gli amanti della poesia e per gli amanti del nostro Delta: è uscito, per i tipi della casa editrice Manni, una piccola ma importante casa editrice pugliese, il nuovo libro di Simone Martinello, Dove la ghiandaia non osa volare. È questo, probabilmente, il libro della maturità del poeta rosolinese, a trent’anni di distanza dal suo esordio. Una lingua poetica profonda, intensa, musicale, ricca di temi personali e universali, che si confronta con i grandi della tradizione, da Emily Dickinson ad Eugenio Montale, con le parole di san Paolo, di San Francesco e con i miti greci – di casa da queste parti – senza mai farsi rarefatta, spezzata, oscura; poesia che rimane su un piano di misurata e talvolta, per certi aspetti, enigmatica trasparenza, capace di sfidare e sorprendere il lettore, svelandosi gradualmente attraverso una sapiente esattezza e linearità. Un libro da leggere e assaporare lentamente, con la lentezza del passo che può portare, qualche volta, se ancora ne abbiamo il tempo, a perderci nel paesaggio del delta padano. Il volo degli uccelli, il rumore del vento, la spiaggia solitaria, luoghi magici e appartati come il faro di Pila o i sentieri silenziosi di Caleri “atrio del cuore”, l’apparire intermittente di una vita quotidiana celata e preziosa, scene di una intimità memore di radici contadine e di una eredità familiare presente e viva:

“Non si esce dall’azzurro
del delta anche se una garzetta
te lo chiede, non puoi sfiorare
i limiti erbosi dei canneti
a custodia degli argini
senza portare nelle viscere
il timore del grecale (…)”

La quarta di copertina ci parla di un “romanzo in versi”, ma c’è davvero poco di romanzesco in questi versi, la poesia non può mentire – se, come in questo caso, è vera poesia – e punta all’essenza delle cose, né può accontentarsi della superficie e della banalità, di quello che Heidegger chiamerebbe il “si” inautentico del nostro vivere quotidiano tra gli uomini, in cui si pensa come si deve pensaresi agisce come si deve agire ecc. La lingua della poesia deve puntare all’essenza delle cose, all’essenza della nostra storia ed è quello che succede, per esempio, nel testo che apre la raccolta, Il senso di un abbraccio, in cui ritroviamo il commovente dialogo a distanza tra la voce del poeta e quella del nonno mai conosciuto da Simone, Antonio, finito in un lager tedesco, “anima che vive in memoria”:

“(…) Ti aspetterò, Nonno,
su quest’isola di sabbia
terra-patria delle correnti
d’acqua del Po di Tramontana
una giacca a quadro di flanella
in spalla, una maglia di lana
ragno sul petto, un foglio d’avorio
liso in tasca, dove fiorisce
l’elicriso (…)”

Giacomo Leopardi, in uno dei testi che compongono quel libro davvero unico e straordinario del nostro Ottocento e di tutta la nostra letteratura che sono le Operette morali, scrive un Elogio degli uccelli in cui leggiamo come queste creature si distinguano da tutti gli altri esseri viventi perché “sono di natura meglio accomodati a godere e ad essere felici. Primieramente, non pare che sieno sottoposti alla noia. Cangiano luogo a ogni tratto; passano da paese a paese quanto tu vuoi lontano, e dall’infima alla somma parte dell’aria, in poco spazio di tempo, e con facilità mirabile; veggono e provano nella vita loro cose infinite e diversissime; esercitano continuamente il loro corpo; abbondano soprammodo della vita estrinseca”. Per Martinello gli uccelli rinviano certamente all’idea di una felicità naturale, primitiva, immediata, che da sempre stimola la nostra immaginazione, ma sono anche il simbolo di una proiezione spirituale, di uno slancio connaturato all’esperienza di ogni uomo, sono messaggeri di un oltre e di un Altro: “Sin da quando ero bambino gli uccelli, e soprattutto il loro volo, mi hanno portato un movimento di gioia, ma anche di turbamento, che ho compreso solo anni più tardi. Nel loro volo vedo un ‘avvicinarsi’ a Dio, a noi (qui sulla terra) negato”. In alcuni punti, la poesia di Martinello sembra farsi meditazione filosofica, sembra interrogarsi laicamente e problematicamente sulla possibilità residua del senso, senza chiudersi del tutto ad una prospettiva di speranza, come la giovane ghiandaia marina che “non s’arrende al mulinello / feroce agguato del vento”. Ulteriori informazioni sono riportate anche sul sito www.remweb.it e sui canali social dell’associazione REM. L’entrata è libera.

Commenta tramite Facebook
Condividi con i tuoi amici