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ROVIGO-La seconda serata del “Jazz Nights at Casalini’s Garden” entusiasma un folto pubblico nel giardino di palazzo Casalini.

Pioggia di note nella notte rosa del jazz-Zoe Pia e Ingrid Jensen ammaliano il pubblico del giardino di palazzo Casalini.

Rovigo – Sabato scorso non è bastato un breve piovasco estivo a rovinare il secondo appuntamento di “Jazz Nights at Casalini’s Garden”, il festival estivo organizzato da RovigoBanca in collaborazione con il Dipartimento Jazz del Conservatorio Statale di Musica “F. Venezze”.

Le gocce di pioggia sono arrivate per fortuna solo quando Zoe Pia stava per iniziare l’ultimo pezzo in programma, “Camineras”, omaggio allo scomparso cantautore Andrea Parodi. Il set aveva proposto alcuni dei brani che compongono «Shardana», suo primo album da leader, che in ormai due anni ha raccolto larghi consensi, non solo in Italia, per aver saputo mescolare sapientemente la tradizione della Sardegna, sua terra d’origine, con la ricerca contemporanea e l’elettronica, prendendo spunto dai suoi studi classici e dall’improvvisazione jazzistica, che ha affinato a Rovigo sotto la guida di Marco Tamburini. Il quartetto di Zoe Pia, nato proprio all’interno del Conservatorio Venezze, è completato da Roberto De Nittis, piano e tastiere, Glauco Benedetti, tuba, Sebastian Mannutza, violino e batteria. Molto apprezzata dal pubblico che ha gremito il Giardino di Palazzo Casalini, la performance della clarinettista sarda – che in questo contesto suona anche le launeddas, tipico strumento autoctono di canna – ha tratto giovamento dell’utilizzo della “soundscapes composition”, tecnica che ha reso più semplice raccontare in musica le energie nascoste nella tomba dei giganti di «Sa Dom ‘e S’Orcu», personaggi misteriosi come «S’Accabadora», la sentita tradizione processionale di Mogoro, o la storia del misterioso e antico popolo dei Shardana, brano che ha dato anche il titolo all’album. La pioggia, che ha interrotto anzitempo gli interessanti impasti timbrici proposti da Shardana, è durata soltanto una decina di minuti, non impedendo così al Barga Jazz Ensemble diretto da Massimo Morganti, con solista ospite la trombettista canadese Ingrid Jensen, di portare a termine l’avvincente e riuscita esecuzione della «Little Sweet Suite», inedita composizione ad ampio respiro, suddivisa in sei parti, del mai dimenticato Kenny Wheeler (1930–2014), che della Jensen era connazionale, oltre che uno dei maggiori ispiratori. La suite, lavoro di abbagliante bellezza e sin qui mai registrato, ha anche consentito di ammirare le qualità dell’ensemble allestito per l’occasione dal festival toscano di Barga, che ha affiancato alla Jensen un tentetto composto da Marta Raviglia, voce, Andrea Guzzoletti e Mirco Rubegni, flicorni, Nico Gori, Alessandro Rizzardi e Rossano Emili, sassofoni, Stefano Onorati, pianoforte, Paolo Ghetti, contrabbasso, Stefano Paolini, batteria.

I sei movimenti che compongono la suite, durata oltre un’ora, hanno alternato momenti di felice intesa collettiva, caratterizzati dai sontuosi impasti dei fiati, ad altri di maggiore libertà espressiva, dov’è stato lasciato ampio spazio agli interventi solistici dei singoli musicisti. Su tutti è emersa naturalmente Ingrid Jensen, che ha dimostrato non solo di dover qualcosa a Wheeler, ma di possedere un ragguardevole ed originale talento. Il lirismo toccante e contenuto, la solidità strutturale del fraseggio, la limpidezza del suono e la forza evocativa degli assoli la pongono ai vertici della tromba jazz nel mondo. Gli applausi convinti e calorosi del pubblico hanno decretato il pieno successo della serata ma non sono riusciti ad ottenere, causa l’ora tarda, il consueto bis finale. Dopo questa emozionante serata tutta al femminile, il palco del Casalini ospiterà venerdì 13 luglio il gruppo forse più atteso della rassegna, il popolare trio americano dei Bad Plus, con Dave King, batteria, Reid Anderson, contrabbasso, ed Orrin Evans, pianista che da gennaio, dopo quasi vent’anni, ha preso il posto di Ethan Iverson. Prima di loro suonerà il Tool–J 4, giovane quartetto vincitore del Premio Marco Tamburini 2017.

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