PescaPorto Tolle

IL GRANCHIO BLU STA METTENDO IN CRISI MIGLIAIA DI PESCATORI.

PORTO TOLLE-(RO)-Il presidente di A.M.A. Associazione Mediterranea Acquacoltori, Luigino Pelà, nonché direttore della cooperativa Pila di Porto Tolle fa il punto sulla questione del granchio Blu, dopo la riunione del Tavolo d’Emergenza Nazionale coordinato dal Ministero che registra il coinvolgimento del mondo della ricerca Nazionale.

 

“Purtroppo, nonostante i tentativi di trasformare il problema del granchio blu in opportunità, la realtà è che i consorzi di Goro e Scardovari, due tra le più importanti Organizzazioni di Produttori dei molluschi italiane, rischiano di fallire e con esse il lavoro di migliaia di allevatori, di dipendenti delle cooperative e di tutto l’indotto che vive legato a queste realtà produttive. Il granchio blu ha messo in crisi e sta demolendo la base di tre pilastri fondamentali, quello della sostenibilità ambientale, quello economico e quello sociale, non solo a livello dell’alto e medio Adriatico ma anche estendendo questo rischio in altre aree costiere nazionali, dove l’alieno è già segnalato e catturato dalla pesca professionale costiera.

Al momento i costi per combattere questa calamità sono tutti a carico dei Consorzi e in parte delle Amministrazioni locali, e quindi dei soci, degli operatori al momento senza futuro. –rende noto il presidente Pelà- Ma a breve queste energie saranno esaurite ed allora il granchio blu avrà campo libero, con conseguenze difficili da prevedere ma di certo catastrofiche dal punto di vista sociale ed ambientale. Come Associazione ribadiamo quindi la necessità di concentrare maggiormente l’attenzione sui danni causati del granchio blu all’ambiente e al comparto dell’allevamento molluschi, di attivare con urgenza misure a sostegno dell’emergenza in corso nelle aree oggetto di allevamento delle vongole veraci, cozze e ostriche nelle aree lagunari del Delta del Po ed in tutte quelle zone che siano interessate da questo fenomeno, di reperire fondi per la gestione nell’avvio e ripresa del settore post emergenza e di poter contare, da subito, su “osservatori di ricerca e monitoraggio” costieri siano essi pubblico/privati ma possibilmente gestiti con il concorso delle imprese e con il supporto degli enti di ricerca nazionale di riferimento dei rispettivi Ministeri MASE e MASAF, per meglio conoscere il fenomeno, le cause scatenanti e i necessari interventi di controllo e/o riduzione degli impatti”. G.F.

Commenta tramite Facebook
Condividi con i tuoi amici