RovigoSpettacoli ed eventi

Tensioni-Seconda giornata del festival sull’Intelligenza artificiale.

ROVIGO- Intelligenza artificiale per fare musica, per immaginare realtà possibili, per vivere i disagi degli altri, per entrare nello spettacolo teatrale da sopra il palco, perfino per superare i confini della vita terrena. Il Festival Tensioni 2023, che si è chiuso ieri 8 ottobre, al Censer, ha mostrato che un’invenzione, come sempre succede, non è né buona, né cattiva, ma può avere impieghi impensati.

L’intelligenza artificiale, però, è qualcosa di più di un’opera umana: è qualcosa destinata a modificare ogni parametro sociale, relazionale, economico, organizzativo del mondo occidentale come lo conosciamo. Un organismo non uno strumento, come ha specificato Simone Arcagni.  Per la prima volta l’uomo ha a che fare con un’intelligenza “aliena”, diversa, alla quale non si può delegare la responsabilità dell’uomo o la sua creatività. Tanto meno ora, in un momento in cui l’evoluzione degli algoritmi è solo agli albori. Lo pensa il musicista Alex Braga, secondo cui l’intelligenza artificiale (IA) “non esprime niente. Non restituisce una visione del senso della vita, come l’artista”. Braga usa l’IA per comporre la sua musica, ma mette sé stesso al centro del processo creativo. In un robotico concerto “Automatic impermanence”, in coppia col suo chatbot dalla voce metallica, Braga ha messo in scena una performance audio-visiva impressionante, in cui l’IA, ascoltava la musica e le parole dell’artista, amplificandole con proiezioni luminescenti e risposte inquietanti: “Saggezza, intelletto, anima…”. Scandiva Braga. E il chabot faceva una sola associazione: “Intelligenza artificiale”. “Il futuro non è domani – ha detto l’artista – ma è quello che stiamo sbagliando adesso e dipende dalle nostre decisioni dei prossimi 60 secondi”.

Nella mostra “Scenari (im)possibili”, Nicolò Politi e Chiara Pavan, rodigini, laureandi in Adavenced desig a Bologna, con l’uso dell’IA hanno creato immagini di una Rovigo parallela. Ma, forse è “Il labirinto”, lo spettacolo in realtà virtuale della Compagnia Teatro dell’argine di Bologna, ad aver più impressionato il pubblico. Con un visore, lo spettatore entra in ambienti ricostruiti, dove vive in prima persona 14 esperienze di fatti reali, tratti dai percorsi teatrali della Compagnia con adolescenti in situazione di disagio. Famiglie disfunzionali o violente, abuso sui minori, autolesionismo e suicidio. Un inventario di storie che, nonostate la consapevolezza della finzione, scavano nel substrato emozionale, riportando in superficie un potente groviglio emotivo. “Non avevamo intenzioni splatter – ha detto Andrea Paolucci fondatore della Compagnia Teatro dell’argine – ma volevamo parlare delle esperienze che vivono gli adolescenti. La realtà virtuale è stato solo uno strumento, ma il visore per 50 minuti in testa, attiva ricettori nuovi, e l’esperienza arriva alla persona, nonostante le tecniche teatrali usate per edulcorare i fatti”.

Il teatro può anche essere vissuto sul palco, in mezzo agli attori, attraverso la realtà virtuale. È il caso dello spettacolo di contaminazioni tecnologiche di Elio Germano, che ha messo in scena tramite i visori “Così è (o mi pare)”, tratto da Luigi Pirandello. L’IA secondo il tanatologo Davide Sisto, sta dando forma al nuovo fenomeno di trasposizione del dialogo col proprio estinto dalla tomba al digitale. App create con l’intelligenza artificiale cui vengono insegnate voci, scritti, fotografie del defunto, sono in grado di replicare virtualmente il trapassato, in modo da rispondere e conversare virtualmente con familiari e amici. “L’intelligenza artificiale ha i nostri cromosomi, ma non siamo noi”. Ha concluso Simone Arcagni, studioso e docente a Palermo di Nuove tecnologie applicate allo spettacolo. Le performance ibride corpo umano e metaverso sono l’ultimo stadio dell’applicazione delle tecnologie allo spettacolo dal vivo. Secondo Arcagni si guarda all’IA come specchio di noi stessi.

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